
Sant’Apollinare del Sambro di Collemancio, illustrato l’antico monastero
Nei giorni scorsi, nella nobile chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Collemancio, si è svolto un importante incontro storico-culturale per illustrare l’antico monastero di Sant’Apollinare del Sambro; la chiesa ha contato 40 presenze di studiosi e appassionati della storia locale, guidati dal Vicesindaco di Cannara, Silvana Pantaleoni e dal Presidente della Associazione Amici di Collemancio, Leonardo Giuliani. Riportiamo qui una breve sintesi della relazione dell’abate Giustino Farnedi.
“Una delle caratteristiche dei monasteri Benedettini in Umbria è la loro collocazione: si distinguono infatti in urbani ed extra-urbani. Ma un’altra distinzione fondamentale è la loro vicinanza all’acqua, sia di sorgente o di pozzi, sia di vicinanza a fiumi, torrenti e addirittura ruscelli. L’Umbria è attraversata da Nord a Sud dal Tevere e i monasteri vi sono sorti nelle sue vicinanze come a Borgo San Sepolcro, Città di Castello, Umbertide, Perugia, Todi, Orvieto. Inoltre molti altri insediamenti sono sorti nelle valli trasversali come Gubbio, la Valtopina, la Valnerina ecc.
Altra caratteristica sono i toponimi, come Sant’Apollinare che ci ricorda il Corridoio Bizantino. Sant’Apollinare del Sambro sorge appunto sulla sinistra del Tevere e del Corridoio, come ad esempio Sant’Apollinare di Marsciano, sulla sua destra. Il monastero fu fondato intorno al 1070 da Mevanio o Bevanio, doctor et iudex, che vi entrò come monaco e ne divenne il primo abate.
L’attestazione più antica del monastero è del 1085 e consiste nell’atto di donazione dei conti Offredo e Bretto all’abate Mevanio di alcune parti della chiesa di Sant’Ansovino di Capro, nei pressi di Bevagna. Come risulta da alcuni atti datati
1109, il successore di Mevanio alla guida del monastero di Sant’Apollinare del Sambro era Uvo. La storia del nostro monastero è caratterizzata da un lotta continua per non sottostare all’abbazia di Santa Croce di Sassovivo, cui l’aveva unita il 17 marzo 1116 papa Pasquale II. Per lunghi anni, i rapporti tra l’abbazia di Sassovivo e il monastero di Sant’Apollinare del Sambro furono molto difficili, soprattutto perché il monastero dipendente cercava in ogni modo di riacquistare la propria autonomia.
Questa vicenda occupò tutto il medioevo. Con la decadenza dell’abbazia di Sassovivo, data in commenda nel 1467 da Innocenzo VIII, anche il monastero di Sant’Apollinare del Sambro dovette essere abbandonato dai monaci”.
Del complesso monastico di Sant’Apollinare del Sambro rimangono solo alcuni ruderi raggiungibili attraverso un sentiero che, partendo dalla chiesa della Madonna delle Piagge, si snoda attraverso un paesaggio boschivo di rara bellezza.
A conclusione dell’intervento di padre Giustino Farnedi, hanno preso la parola Marcello Tomassetti, Maria Gabriella Turrioni e Mario Scaloni che hanno illustrato, con dovizia di particolari, le fasi del ritrovamento dei resti dell’Abbazia.
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