Foligno, “Surreale”, di Don Sergio Andreoli

FOLIGNO – Don Sergio Andreoli racconta di una telefonata “Surreale” tra sue personaggi: B e A, uno è Don Sergio Andreoli e l’altro dice: “Mi conceda di essere ‘lei’, don Sergio Andreoli, per cinque minuti”.

Leggetela…..

B.
Faccio i primi gradini delle scale, che portano alla Foresteria, infilo la lunga chiave e apro con un po’ di difficoltà.
Quando sono al primo piano, entro e sento squillare il telefono; mi impossesso del cordless con un po’ di affanno.

A.
Pronto?
B.
Pronto. Chi è?
A.
Don Sergio.
B.
Lei si sbaglia; sono io don Sergio.
A.
No, no. Sono io!
B.
Sta scherzando?
A.
No! Le devo fare una proposta.
B.
Quale?
A.
Mi conceda di essere “lei”, don Sergio Andreoli, per cinque minuti.
B.
A quale scopo?
A.
Per intervistarla e farle dire qualcosa su Angela da Foligno.
B.
Concesso!
A.
Ho letto articoli con tante inesattezze sulla vita della Poverella e sulla sua dottrina.
B.
Non si meravigli!
A.
Come sarebbe? Ora che è Santa, certe affermazioni non si possono sopportare.
B.
Abbia pazienza!
A.
Fino a quando?
B.
Per un altro secolo.
A.
Come?
B.
Cent’anni.
A.
Addirittura!
B.
Meno, è impossibile.
A.
Mi spieghi un po’ meglio.
B.
Nel 2114, di questi giorni di fine gennaio, si dirà che non era illetterata.
A.
Chi glielo fa prevedere?
B.
Lo intuisco, perché io so che sapeva il latino e, quindi…
A.
Sapeva leggere?
B.
Certamente.
A.
Bello!
B.
Proprio!
A.
Può fare un’altra previsione?
B.
Sì.
A.
Quale?
B.
Non si dirà più che è nata nel 1248.
A.
E perché?
B.
Non esiste alcun documento, che lo attesti.
A.
Mi dica ancora qualcosa.
B.
Non si affermerà più che fr. A. – ricorda? fr. = frate. A. = ? – è l’autore del Libro.
A.
Sì, lo so; il Memoriale, che ha stilato, è solo la prima parte la più lunga – del Libro.
B.
Bravissimo!
A.
Lei mi è simpatico.
B.
Lo credo bene; lei sono io.
A.
Lo dimenticavo!
B.
Pazienza! I cinque minuti, comunque, sono passati e…
A.
A presto!
B.
No, no! Mai più.
A.
Perché?
B.
Non mi va proprio di pensare che lei possa di nuovo dirmi: “Lei sono io”, e che io possa ripetere la sua affermazione.
A.
Mi scusi! Buon lavoro.
B.
Grazie, don Sergio Andreoli!
A.
Sono io che ho il dovere di ringraziarla.
B.
Di che?
A.
D’avermi concesso per qualche minuto di pensare che posso dire che lei sono io.
B.
Non ricominci, eh!
A.
No, no! Ho finito.
B.
Per ora o per sempre?
A.
Fino al 2114!

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