Valorizzazione da 26mila euro per le antiche memorie di pietra
A Spello è partita la prima fase di un articolato programma di tutela del patrimonio archeologico comunale, che mette al centro due reperti di epoca romana conservati nel Lapidarium del Palazzo Comunale. Il progetto, dal titolo “La parola e la pietra. Messaggi millenari nella città di Spello”, mira a riportare alla piena leggibilità due manufatti lapidei che raccontano in modo diretto la storia della comunità locale in età imperiale.
Si tratta di un’ara sepolcrale romana del II secolo d.C., proveniente dalla chiesa del Mausoleo, impreziosita da una raffinata lavorazione su tre lati. Il basamento a modanature multiple, il campo frontale con iscrizione distribuita su otto righe e le fiancate decorate con patera e urceus descrivono un oggetto liturgico di grande qualità formale, completato da una parte superiore centinata con cornice modanata che ne sottolinea la solennità.
Accanto all’ara, l’intervento riguarda una stele funeraria del I secolo a.C., rinvenuta nel 1950 in località Castellaccio, considerata un unicum nel panorama epigrafico spellano. La lastra raffigura la cosiddetta “porta Ditis”, simbolo di passaggio al mondo dei defunti, e porta la dedica a Gneo Senzio Prisco, seviro addetto al culto dell’imperatore Augusto, figura che gli studiosi collocano nella primissima età augustea.
Entrambi i manufatti presentano oggi condizioni conservative critiche, con fratture, scagliature e depositi superficiali che limitano la lettura delle iscrizioni e mettono in discussione la stabilità strutturale. Il Comune ha scelto di intervenire su queste due opere proprio perché rappresentano un punto di riferimento per la ricostruzione della memoria civica e per la comprensione del ruolo di Spello nel territorio umbro in epoca romana.
L’investimento complessivo ammonta a 26.023,36 euro, coperti da un contributo di 10.000 euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno e da un cofinanziamento comunale di 16.023,36 euro. La Fondazione ha riconosciuto la rilevanza del progetto, evidenziando come la cura del patrimonio storico-artistico rappresenti un volano culturale e identitario per l’intera area.
Gli interventi di restauro prevedono una serie di operazioni specialistiche pensate per rispettare i materiali originali e garantire la massima reversibilità. I tecnici procederanno al consolidamento strutturale, alla pulitura mediante impacchi controllati, alla riadesione dei frammenti con tecniche di imperniatura e incollaggio, alla stuccatura delle lacune e alla successiva protezione finale delle superfici lapidee.
La collezione storica del Lapidarium, costituita nel XVII secolo dall’abate Ferdinando Passerini, rappresenta un nucleo fondamentale per la lettura del tessuto urbano antico di Spello. Con questa prima fase di lavori, l’amministrazione apre un percorso di più ampio respiro che punta a coinvolgere progressivamente altri reperti, integrando ricerca, conservazione e fruizione pubblica.
Al termine del restauro, l’ara sepolcrale e la stele funeraria saranno nuovamente collocate all’interno del Lapidarium, in una cornice espositiva rinnovata e più leggibile per cittadini, studiosi e turisti. L’obiettivo è creare un ambiente in cui il visitatore possa percepire la voce di queste “pietre parlanti”, cogliendo il legame tra le storie individuali degli antichi dedicatari e l’evoluzione della città nel corso dei secoli.
La scelta di intervenire ora risponde anche alla necessità di prevenire ulteriori degradi, spesso accelerati da sbalzi microclimatici e da un’esposizione prolungata a polveri e inquinanti. Il cantiere di restauro sarà impostato in modo da ridurre al minimo le interferenze con la fruizione degli spazi comunali, ma rappresenterà al contempo un’occasione di sensibilizzazione pubblica sui temi della conservazione.
L’amministrazione comunale considera questo progetto un tassello strategico nella politica di valorizzazione del centro storico e del sistema museale cittadino. La prospettiva è quella di collegare sempre più strettamente il Lapidarium alle altre emergenze culturali di Spello, dalla villa dei mosaici al patrimonio ecclesiastico, costruendo un itinerario unitario capace di attirare nuovi flussi di visitatori interessati all’archeologia e alla storia antica.
In questa logica, il restauro dell’ara e della stele assume un significato che va oltre il pur necessario intervento tecnico. Restituire leggibilità a iscrizioni e iconografie significa offrire agli studiosi nuovi elementi di analisi e, allo stesso tempo, permettere ai cittadini di riconoscersi in una tradizione che affonda le sue radici in epoca romana e che continua a plasmare l’identità collettiva.

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