
da Maria Grazia Carbonari – Consigliere M5S Regione Umbria
Pasta Julia, anni di crisi, il M5s deposita interrogazione in regione Pasta Julia di Spello è una nota impresa agroalimentare umbra che dal 1995 ha costruito la propria reputazione sulla qualità del prodotto. Durante il suo percorso di sviluppo ha ricevuto anche il supporto della partecipata regionale Gepafin, oggi socio con il 23,39% del capitale. Tuttavia per l’azienda, dopo il trasferimento in un nuovo stabilimento, iniziò un periodo di crisi intorno al 2010. Secondo del dichiarazioni di uno dei fondatori di Pasta Julia, riportate dai giornali nel 2014, tale crisi sarebbe stata peggiorata dal mancato pagamento di canoni, merci e servizi da parte della società che aveva rilevato in affitto l’azienda “per cifre molto importanti” .
Tale società affittuaria risulta alla Camera di Commercio in fallimento e intestata all’imprenditore Nunzio Pistilli (il quale secondo visura camerale avrebbe cariche in 40 società e partecipazioni attuali in 8 società), ma, dalla costituzione di tale società nel 2012 e fino al 2015, socio, presidente e amministratore unico fu l’imprenditore Nico Valecchi.
A luglio 2014 alcuni ex dipendenti di Pasta Julia dichiaravano a mezzo stampa che “se Nico Valecchi può contare sul beneplacito di sindacati e lavoratori, altrettanto non si può dire degli ex dipendenti di Pasta Julia Srl” raccontando la loro versione del “calvario affrontato per recuperare ciò che la società gli deve a titolo di trattamento di fine rapporto … che la società aveva fatto letteralmente “sparire” dalla sua contabilità e di conseguenza dalle nostre buste paga, ci siamo dovuti attivare presso la Direzione provinciale del lavoro di Perugia” .
Nel sito web del giornale non appaiono smentite a tali dichiarazioni. Non si riesce pertanto a comprendere come sia possibile che nel 2015, quando si cercavano soluzioni per salvare Pasta Julia, si scartarono proposte di imprenditori del settore (come Farchioni, Valigi e Bonucci) e la scelta ricadde proprio su Nico Valecchi, che si presentò con un nuovo socio.
Secondo quanto riportato dai giornali, tale accordo di maggio 2015 con il liquidatore avrebbe previsto “cinque anni di affitto e poi l’acquisto irrevocabile del complesso aziendale di Pasta Julia e del marchio per 4,6 milioni di euro”, oltre all’impegno “a mantenere i livelli occupazionali con l’immediata assunzione di tutte le maestranze”. Secondo l’articolo i due imprenditori avrebbero anche fissato come obiettivi “fatturato pari a 10 milioni annui” e “nuove assunzioni” affermando “saremo il più grande pastificio del Centro”. A maggio 2018 i giornali riportano però che “la Flai-Cgil lancia l’allarme… a Pasta Julia, torna la paura per i quaranta dipendenti.
Due mensilità arretrate … a distanza di 3 anni da quando alla gestione dell’azienda erano subentrati due nuovi imprenditori”. Sono tanti ancora i punti non chiari in questa storia complessa, che abbiamo potuto ricostruire solo in parte con mesi di lavoro e decine di visure camerali di società fatte e disfatte, dove però ricorrono sempre gli stessi nomi. A rischio c’è il futuro di una preziosa realtà imprenditoriale e di tante famiglie, oltre ai soldi pubblici investiti da Gepafin.
Per questo chiediamo alla Regione conferma dei fatti ricostruiti, se gli impegni previsti dal piano presentato nel 2015 dagli affittuari siano stati rispettati, cercando anche di capire quali furono le ragioni che nel 2015 portarono ad affittare l’azienda a soggetti giuridici facenti capo alle stesse persone del passato, rispetto alle manifestazioni d’interesse di noti e rinomati imprenditori del settore agroalimentare.
Commenta per primo