Spello, il sagrato di Santa Maria Maggiore intitolato a don Luigi Pomponi, domani la cerimonia

Domani 29 marzo alle 17 si svolgerà la cerimonia di intitolazione del sagrato della chiesa di Santa Maria Maggiore “In memoria di Don Luigi Pomponi (1988-1962).

Interverranno il parroco di Santa Maria Maggiore Don Diego Casini, il sindaco Sandro Vitali e il docente universitario dottor Luigi Sensi. Seguirà la celebrazione della Santa Messa. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

Don Luigi Pomponi era nato a Colle S. Lorenzo il 28 aprile 1888.

Fu alunno del Seminario di Foligno prima e di Spoleto poi; il 23/3/1912,vigilia della Domenica delle Palme, fu ordinato sacerdote dal vescovo. Giorgio Gusmini, nella cattedrale di S. Feliciano in Foligno.

Dal 1912 al 1915 fu Vice-Rettore del Seminario Diocesano di Foligno e poi rettore della Chiesa di S. Maria Maggiore in Spello: prima come economo spirituale e subito dopo, vinto il concorso per la nomina, come Priore ­Parroco della medesima.

Si distinse per una molteplicità di iniziative pastorali (i due congressi eucaristici del 1925 e 35, le missioni popolari soprattutto quelle del 1919 e 1950  celebrate dopo i due grandi conflitti mondiali); nella predicazione e direzione spirituale (predicazione di esercizi spirituali e confessore nel Seminario regionale di Assisi); e, anche nella promozione e conservazione dei beni culturali (appena nominato parroco di S. Maria Maggiore, promosse la prima raccolta nella Pinacoteca che ebbe sede nella Cappella del Sepolcro in S. Maria; nel 1926 curò la monografia S. Maria Maggiore di Spello, si dedicò a vari studi monografici). Nel 1930, insieme al maestro Del Romano e al maestro Carraro, compose un Oratorio per il 15° Centenario Agostiniano che fu eseguito per la prima in S. Maria il 28 dicembre 1930.

In tempi difficili, pur non potendo intervenire per le numerose necessità della conservazione del complesso e delle opere, fu custode geloso del patrimonio, salvando dalla perdita arredi sacri e archivi. Fu imprigionato dai tedeschi in ritirata. Operò in unione con don Bernardo Angelini significative iniziative sociali (fu anche presidente della Cassa S. Felice, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, al fine di salvaguardare l’Istituto dai pericoli derivanti dalle tristi divisioni del dopoguerra).

Resse la Parrocchia dal 1915 fino alla morte avvenuta il giorno 5 giugno 1962 nella casa parrocchiale di S. Maria Maggiore, all’età di settantaquattro anni.

3 Commenti

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    PIERA ROSSOTTI POGLIANO
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    LUIGI POMPONI
    In un incontro con Monsignor Angelo Lini, Cancelliere Vescovile, ho avuto la gradita opportunità di riandare, con il pensiero, al suo predecessore nella Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Spello, Don Luigi Pomponi, uno dei preti della mia fanciullezza, quando il clima politico della Splendidissima colonia julia era ben diverso da quello di oggi, tutto pace e concordia, e la vita spellana si dipanava tra case, piazze e strade del paese, in una semplicità ed essenzialità disarmanti, ma anche in un clima strano.
    Per farsene un’idea – ma su questo argomento altri dovrebbero scrivere – basti pensare che, quando, piccolo seminarista, risalivo Via Cavour vestito di nero, alla cinese, con tanto di colletto clericale, c’era chi toccava ferro, travolto nel suo intimo da credenze stranissime, che da sole si qualificavano come espressione della più alta e raffinata inconscia maleducazione.
    Ebbene, Don Luigi Pomponi ha svolto la sua preziosa missione nel vasto territorio della Parrocchia – non si dimentichi che allora c’era l’appendice della campagna, regolarmente ripartita tra Santa Maria Maggiore, San Lorenzo e Sant’Andrea – proprio nel difficile tempo del dopo-guerra, assistito dalla sorella Santina e dal cognato Gigetto.

    E io gli servivo, come tanti altri, la Messa, nonostante che a pieno tempo fossi occupato con i Padri Somaschi, che dal Collegio “Vitale Rosi” scendevano a celebrare per le Monache e le persone della zona, nella chiesa di Santa Maria Maddalena.
    Annualmente, poi, c’era un evento di eccezionale valore per tutti, in particolare per noi chierichetti: la benedizione della case, con tanto di personale canestro.
    Nessuno ha dimenticato a cosa servisse tale aggeggio, ora messo da parte, per fare posto alle buste per il denaro, meno suggestivo delle uova, che puntualmente finivano sulla mensa non solo del prete.
    La malattia, purtroppo, visitò anche la casa di Don Luigi e vederlo impossibilitato a muoversi liberamente, non fu per me – avevo abbandonato la bella piazzetta della Dottrina e ero emigrato, ormai da parecchi anni, chissà perché, a pochi chilometri di distanza – una scena piacevole.
    Avrei desiderato vederlo diritto e solenne di fronte alla magnifica porta della Collegiata, pronto ad accogliere tutti, anche quei pellegrini, che già negli anni quaranta e cinquanta avevano compreso quale ricchezza fosse per Spello e per il mondo la Cappella Baglioni.
    E soprattutto avrei voluto che, almeno una volta, mi avesse potuto vedere all’Altare, che per tanti anni fu suo, in quella vasta navata di Santa Maria Maggiore, colma di 
    ricordi, suoni, pensieri e qualche rimpianto.
     

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