Spello ritrovata

don Sergio Andreoli
1. Vuol essere un atto di amore per la Splendidissima Colonia Iulia, questo mio articolo; Spello, infatti, mi accolse, con mamma Francesca e mia sorella Teresa, quando papà Olivo era prigioniero in Germania, da dove tornò, grazie a Dio, sano e salvo. A Spello è nato mio fratello Luigi, a Spello – ero chierichetto nelle chiese di Santa Maria Maggiore, di don Luigi Pomponi, e di Santa Maria Maddalena, dove celebravano padre Michele Rutigliano e padre Potito Lanotte, Somaschi del Collegio “Vitale Rosi” – , è nata la mia vocazione al Sacerdozio, a Spello ho frequentato l’Azione Cattolica, animata, a San Lorenzo, dov’era parroco don Bernardo Angelini, da don Angelo Cappotti, a Spello ho conosciuto i Cappuccini padre Giocondo e padre Guido, e a Sant’Andrea, i Conventuali padre Giuseppe Bellucci e padre Serafino Piccinini.

A Spello sono andato all’Asilo Infantile Comunale, guidato dalle Suore della Sacra Famiglia, di don Pietro Bonilli – ricordo Suor Edvige e Suor Giovanna -, a Spello ho fatto le Elementari fino alla Quarta; mi insegnarono la maestra Evelina e il maestro De Robertis. La Preparatoria e le Medie le frequentai, invece, a Foligno, nel Seminario Vescovile. Nell’estate del 1954, la mia famiglia lasciò Spello, per andare a Sterpete; così diventai folignate a tutti gli effetti, senza, però, perdere completamente i contatti con il paese. Ora vi sono tornato definitivamente, vi ho preso la residenza e abito al numero 1 di Via Cavour; mi sembra un sogno.

2. Ho di fronte a me la facciata della parrocchia di Santa Maria Maggiore; la cosa che più mi attrae, è la piccola statua della Vergine che sovrasta il portale. Ha le braccia allargate; accoglie, quindi, anche me, dopo tanti anni. Ho bisogno della sua materna protezione, anche perché non c’è più papà, non c’è mamma e Teresa è a Foligno e Luigi a Belfiore; riuscirò, però, con l’aiuto del Signore, ad ambientarmi, perché i segnali in questo senso sono positivi. 3. La chiesa di Santa Maria Maddalena mi è familiare, perché da bambino vi servivo la Messa; allora le Monache erano molte e occupavano il Coro, separato dalle grate. Ora sono in uno spazio limitato, alla destra dell’altare; tra di esse c’è una ultranovantenne, che mi ricorda il passato e mi incoraggia a sognare che la mia sarà una lunga attraversata.

Potrò, così, vedere Spello diventare ancora più bella, più vivibile per chi vi dimora, più capace di attirare gente dal mondo, desiderosa di ammirare le sue bellezze artistiche e i monumenti della fede. 4. Non posso mettermi a giocare nella piccola piazza di Santa Maria! Né a palla né a palline; queste – di coccio o di vetro – non si usano più, quella si può calciare solo nel cortile della casa del Parroco.

Rivedo, allora, con la fantasia quell’aggeggio, che una volta calciai in alto imprudentemente; ricadendo, infatti, ci mancò poco che colpisse don Luigi Pomponi! 5. Ho ricordato a qualcuno che, in passato, si andava a benedire le case, portando, un piccolo canestro; la gente ci metteva le uova e Santina, qualche volta, faceva la frittata anche per noi. Il mio ricordo, però, è un po’ sbiadito; c’è qualcuno, tra i lettori, capace di descrivere il tutto con maggiori dettagli? donsergiose@gmail.com

2 Commenti

  1. Bellissima testimonianza don Sergio, mai come in questo caso la cultura è tradizione non creazione, un buon metodo contro quel tipo di cultura alimentata da suggestioni superficiali che vogliono negare il passato esaltando il presente, ma già Adorno che tu conoscerai bene ci ammoniva nel 1947, se la ragione è progresso dal 1700, essa ha portato l’uomo all’insegna di trionfale sventura, bisognerà recuperare la metafisica o dare ascolto alla cultura positivista “keine metaphisik mehr”, mai più metafisica, penso che il tuo contributo ci sarà prezioso.

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